Dialetto

Per riscoprire i nostri dialetti vi proponiamo qualche proverbio della tradizione popolare e una poesia dell’amico Ezio Cariboni.


Sant Aghete dominee, porte ol sol su la rol vie a Lentree.
Con SantAgata  (5 febbraio patrona di Tremenico) arriverà il sole sulla quercia a Lentre (località nel comune di Tremenico).

Quant la spose l’è face, tucc ai le veer.
Quando la sposa è pronta, tutti la vogliono.

La guge e la pezzete, la mantè la poerete.
Lago e la tela, mantengono la poverella (le danno di che mangiare).

La scienze e la castegne, la ve da la montagne.
La scienza e la castagna, vengono dalla montagna.

La castegne la gha curt la coe, chi che le ciape le soe.
La castagna ha la coda corta, chi la prende è sua.

Natal in piazze, Pasque con la brasche.
Natale in piazza, Pasqua con la bracie. (del fuoco nel camino).

Mei sta chilò provisori, che andà de la fiss.
Meglio qui provvisori (ma vivi), piuttosto che nell’aldilà per sempre.

A lè peca dovè mori’, che nimparo une tucc i di’.
E’ un peccato dover morire (visto) che tutti i giorni si impara qualcosa.

Ogni ca’ le face de sass, ognun la gha ol so fracass
Ogni casa fatta di sasso, ogni famiglia ha i suoi problemi.

Lin lon, lin lan,  quel che fo’ mighe anchee, al fo doman.
Pian piano quel che non faccio oggi, lo far domani.

O da gioven o da vecc se mae la pae  e dagn ol carecc.
O da giovani o da vecchi si mangia (gode) il buono e il cattivo.

Descia e dela dol doss ghe da pertut nos.
Al di qua e al di là del dosso praticamente tutto nostro.

Spess da una bruta carote ve fe una bela mascarpe.
Spesso da una signora bruttina nasce una bella figlia.

Quant la sire ol sol al torne in dre la matin ghe l’acque in pe’.
Quando la sera il sole torna indietro il mattino piove.


Val Varrone

Fu un dì la Val Varrone rustica e artigiana,
pur oggi, col progresso, bellezza sei, nostrana.

Sei bella Val Varrone, sentori ancor d’agreste
con l’erba tua odorante di menta e di ginestre.

Ai fianchi della valle si scorgono i paesi
rivolti al sol nascente, alla montagna appesi.

Ci son Vestren, Pagnona, Sueglio con dintorni.
Introzzo, Avan, Tremenico, Premana coi suoi forni.

Paesi ariosi e belli, di luoghi verdi e ameni
dove la vita scorre coi suoi piacer sereni.

E c’è il Legnon, ferrigno, da sfondo, alle tue spalle,
con le rossastre rocce domina la tua valle.

Talora è contornato da cirri rosa e argento
che nel turchin del cielo vi giocano col vento.

E su, nel Legnoncino, cantar con la tua gente
mentre di sera l’ombra pian pian cade silente.

Sembra d’udire ancora, più belli quei momenti,
il suon dei campanacci al pascol degli armenti.

Sostare ad un ruscello che chioccola lì accanto,
nell’estasi t’immergi, lontano s’ode un canto.

Scusa il romanticismo, di cui sorridon oggi,
per me una panacea l’aria dei tuoi poggi.

Cariboni Ezio